Spesso nasce nei primi anni di vita, quando siamo stati ridicolizzati, sminuiti, giudicati… o resi responsabili di qualcosa troppo grande per noi.

Magari ci hanno fatto sentire “esagerati” nei nostri desideri, o ci hanno fatto provare vergogna per i nostri bisogni più semplici.

Oppure ci hanno fatto credere che non eravamo “abbastanza bravi” per meritare amore.

Con il tempo, impariamo che per essere accettati, dobbiamo rimpicciolirci.
E così nascono atteggiamenti che sembrano “modesti”… ma che spesso nascondono dolore e vergogna silenziosa.

Le emozioni associate più comuni sono:

Senso di colpa quando si desidera qualcosa per sé

Vergogna nel ricevere attenzione, amore o riconoscimento

Paura di disturbare, sembrare “troppo” o “egoisti”

Autosvalutazione, imbarazzo, bisogno di “guadagnarsi” il proprio posto

Tristezza sottile, spesso nascosta dietro sorrisi e altruismo

Questa ferita si mostra in due modalità:

Passiva: Ti sacrifichi per gli altri, ma non chiedi mai nulla per te. Ti senti in colpa nel ricevere piacere, successo, cura. Tendi a rimpicciolirti, a evitare il centro dell’ attenzione

Attiva: Critichi te stessa prima che lo facciano gli altri. Ti saboti quando potresti ricevere qualcosa di bello. Mantieni un alto senso del dovere per sentirti “degna”

Dietro entrambe le modalità, c’è la stessa voce interiore: “Non merito. Devo ridurmi. Devo dimostrare.”

Ma questa non è la verità. È solo una vecchia ferita che aspetta di essere vista, accolta e liberata.